Cronaca di una giornata vissuta pericolosamente. Quella di sabato 6 maggio. Il giorno dei giorni della maratona. L’evento che doveva squassare il mondo intero. Prima però faccio un doveroso passo indietro. “Breaking2”, ovvero la maratona sotto le due ore, si era palesato già a sufficienza nei mesi precedenti, spaccando in due (come sempre) il nostro mondo. Colpevolisti e innocentisti. Mentre si avvicinava il D-Day fiorivano le illazioni, specie sui social, che onestamente se a volte sono una cloaca massima d’informazione e disinformazione, in altri casi diventano colatoi di miserie, prima e dopo l’avvenimento e anche questa volta non sono stati da meno.
In un primo tempo si legge che non sarà autorizzato alcun primato, in caso di responso cronometrico sotto le 2:02’57” (record di Dennis Kimetto), poi c’è chi dice il contrario. La soluzione allora sta nel fare una telefonata a un responsabile dei giudici della Lombardia. Questi m’informa che aveva fatto un sopralluogo all’Autodromo di Monza, aveva discusso con gli organizzatori (la parte italiana) i quali avevano chiesto l’inserimento di lepri in “corso d’opera”. Pronta è stata la smentita da parte del responsabile: “Non si può…”. Chiedo lumi anche a una gentile dirigente federale, la quale ammette che la prova è stata inserita nel calendario nazionale “fuori tempo massimo”, le richieste arrivavano dalla Federazione Europea, a sua volta era stata sollecitata da quella Mondiale.
Chiedo l’accredito per “Breaking2”(mancano tre giorni all’evento). La risposta: “Non dipende da me” dice il responsabile italiano. Nel pomeriggio che precede il tentativo (venerdì), mi arriva il “ pass” come VIP. Poiché non mi considero tale, rinuncio al viaggio verso Monza che avrei dovuto fare all’alba. La prova sarà visibile in streaming. Il venerdì pomeriggio chiamo al telefono Orlando Pizzolato e chiedo se seguirà “Breaking2”. Risposta affermativa. Stessa domanda alla Federazione (stampa). Risposta secca: “La seguiamo in streaming, non ci hanno neppure inviato un Comunicato Stampa!”.
Cerco Stefano Baldini al telefono. Non risponde, stava forse preparandosi per commentare la prima tappa della Diamond League di Doha. Che faccio punto la sveglia per le 5,45? Ora della partenza? Ma no, tanto sono sicuro, mi sveglio. Invece? Apro gli occhi che mancano pochi minuti alle sette. Disdetta, accendo il computer e mi collego. Si apre la finestrella dello streaming e vedo sei lepri sei, che sono davanti a Eliud Kipchoge (tutto di rosso vestito, compreso i manicotti), cerco di capire, dove sono a che chilometro. Prima scrivo un sms a un amico: “Sono in media per il record?” Sì.
Telefono a Orlando Pizzolato: “Stai seguendo”? Il direttore mi risponde con un filo di voce per non disturbare la famiglia: “Sì”. Ok, allora mi concentro e vedo subito che i pacemakers entrano ed escono… ma come.. Vedo che i ristori vengono offerti a Kipchoge consegnandoli a mano, tramite solerti ciclisti. Ma come….Vedo l’auto che taglia il vento… E vedo tanta gente ai box. Dunque, nulla sarà omologato stando alle regole.
In streaming il commento è da parte di due ex mezzofondisti Usa, la Flanagan e Masback. Passano i minuti. Il campione olimpico di Rio inizia a perdere 1”, 5”, 18” purtroppo per la Nike Breaking2, l’obiettivo è mancato, per soli maledetti 26 secondi. I due commentatori non stappano champagne. Il circo Barnum richiude i suoi tendoni. Un invecchiato e imbolsito Carl Lewis parla al microfono, una poca avvezza alle chiacchiere come Paula Radcliffe intervista Kipchoge, che ricordiamolo ha chiuso in 2h00’25”. Il nuovo limite non sarà omologato per i motivi che ho citato.
C’erano altri due pretendenti al record l’etiope Desisa e l’eritreo Tadese da non considerare visti i loro tempi. E’ stato un grande evento mediatico, uno show che solo la Nike sa offrire. Resta comunque un’ enorme impresa di un keniano di 32 anni che forse ritenterà di impossessarsi del primato del mondo magari a Berlino (?). Sarà stato condotto per mano, ma i muscoli, cuore e polmoni erano i suoi. Adesso aspettiamo la risposta di Adidas.