La corsa ai tempi della circolare Gabrielli

La corsa ai tempi della circolare Gabrielli

17 Dicembre, 2017

Mai ragioni di ordine pubblico potranno consentire lo svolgimento di manifestazioni che non garantiscano adeguate misure di incolumità.
A volerla riassumere, la “ratio” della ormai famosa “circolare Gabrielli” è tutta in questa frase apposta quasi in chiusura del testo ufficiale. Dentro c’è l’effetto dei disordini di Torino, certamente, ma con ogni probabilità anche un bisogno che in seno all’attività di ordine pubblico le autorità competenti avvertivano da tempo: richiamare a più precise e vincolanti responsabilità tutti i soggetti, pubblici o privati, che agiscono da responsabili in occasione di manifestazioni che si svolgono su suolo pubblico.

SECURITY E SAFETY

La sera del 3 giugno, a Torino, un boato, scambiato per l’esplosione di una bomba, aveva scatenato il panico tra le migliaia di persone che si erano radunate in piazza San Carlo per seguire la diretta della finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus. Il bilancio dei disordini era stato di un morto e oltre 1.500 feriti.
Il 7 giugno, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha diramato una circolare  per precisare le competenze e quindi le responsabilità per le successive manifestazioni pubbliche.
La circolare Gabrielli individua quale deve essere il ruolo per ogni Istituzione, con competenze attribuite in base alla distinzione fondamentale tra interventi di safety (di cui sono responsabili comune, vigili del fuoco, soccorsi, polizia municipale, prefetture e organizzatori privati), da quelli di security, che sono di responsabilità esclusiva del questore.
Vengono così chiamati a un ruolo più preciso tutti i protagonisti dei grandi eventi: le commissioni provinciali e comunali di vigilanza sui pubblici spettacoli, i vigili del fuoco, il centro operativo comunale, il centro operativo misto, il centro coordinamento soccorsi, la polizia municipale, la prefettura, la questura e infine, appunto, i privati organizzatori. Tali sono, infatti, nella stragrande maggioranza, anche i responsabili delle nostre manifestazioni
di corsa.

CIRCOLARE GABRIELLI: UN TETTO ALLE PRESENZE

Nell’ambito della safety, ad esempio, il Comune sul cui territorio si svolge la manifestazione deve valutare la capienza delle aree coinvolte, individuare gli
spazi di soccorso, emettere i provvedimenti di divieto di vendita di alcolici e di bevande in vetro e lattine, “che possano costituire un pericolo per la pubblica
incolumità” (nei disordini di piazza San Carlo molte delle ferite riportate dai presenti sono state causate dalle cadute su cocci di bottiglia).

Gli organizzatori devono “regolare e monitorare gli accessi” con “sistemi di rilevazione numerica progressiva ai varchi di ingresso fino all’esaurimento della capacità ricettiva” e prevedere percorsi separati di accesso e di deflusso del pubblico con indicazione dei varchi.
Ai vigili del fuoco spetta il compito dei piani di emergenza e antincendio.
Sempre i privati devono schierare sul campo “steward preparati” per l’assistenza al pubblico. I responsabili della Sanità hanno la responsabilità dell’emergenza e dell’urgenza sanitaria. La prefettura deve esercitare
il suo ruolo di controllo e supervisione mediante “sopralluoghi per una scrupolosa verifica della sussistenza dei previsti dispositivi di safety e l’individuazione delle cosiddette vulnerabilità”. Quindi dovrà presiedere
il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (coinvolgendo anche la polizia municipale) “per la vigilanza attiva nelle aree urbane”.

CIRCOLARE GABRIELLI: IL RUOLO DELLA QUESTURA

Quando si passa al capitolo security, la circolare Gabrielli si rivolge direttamente alla questura, le cui responsabilità cominciano dallo “sviluppo di una mirata attività informativa per valutare una eventuale minaccia”.
Quindi le forze dell’ordine dovranno “mappare la videosorveglianza al fine di collegarla con la sala operativa”, svolgere una intensa “attività di prevenzione”
sul territorio, svolgere “controlli e bonifiche” in quei posti dove possono “essere celate insidie” e individuare “aree di rispetto” nelle quali perquisire persone per impedire che vengano introdotti nell’area della manifestazione armi o oggetti pericolosi. Oltre a Torino, la mano del capo della Polizia, nel redigere la circolare Gabrielli, è stata guidata anche dal ricordo dell’attentato di Nizza: dovrà essere allestito un blocco del traffico per evitare l’ingresso di “veicoli”.

CIRCOLARE GABRIELLI: NESSUNO ESCLUSO

Quando si leggono, punto per punto, i capisaldi della circolare Gabrielli, la mente corre a immaginare un concerto o una manifestazione politica, più che una corsa su strada. Ma anche le nostre corse sono manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico e come tali devono uniformarsi alle stesse disposizioni. Il tutto, per gli organizzatori, ma anche per le Istituzioni coinvolte, si traduce in un aumento di costi e fatiche.
Le testimonianze raccolte parlando con i responsabili delle gare descrivono un surplus importante di tempo dedicato a riunioni e per certificati, visti, permessi
da ottenere, documentazione da allegare. In questo autunno si sono moltiplicati i casi di percorsi gara modificati, anche a ridosso dell’evento. Gli organizzatori di punta scelgono di solito di collocare la partenza e/o l’arrivo nei luoghi simbolo delle città. Ora per ogni piazza è stato stabilito un numero massimo di accessi.
In occasione del Palio di Siena dello scorso agosto, ad esempio, piazza del Campo ha accolto meno della metà delle abituali 30.000 persone. Visto
questo, piazza del Duomo potrà ancora accogliere i “cinquantamila” della Stramilano?

Fuori dalle zone di partenza e arrivo, poi, comincia l’impegno degli organizzatori a chiudere i varchi e garantire la safety con più ambulanze di prima e con l’ingresso sulla scena podistica delle postazioni dei vigili del fuoco (necessari in caso di evacuazione). Lungo il percorso, agli incroci prima presidiati dai volontari o dai vigili urbani è facile notare mezzi pesanti parcheggiati. Nelle maratone il numero delle strade da bloccare è talmente
elevato che si fa ricorso a ogni possibile aiuto, anche chiedendo alla nettezza urbana di parcheggiare provvisoriamente lì i propri mezzi al termine del servizio notturno.

Ci stiamo abituando a correre in trincea, senza stupirci dell’assetto di guerra dei poliziotti che abbiamo visto presidiare la maratona di New York.
Da Boston 2013 sappiamo che siamo tutti possibili bersagli, anche quando corriamo.