Hanno un nome difficile da ricordare, ma svolgono un ruolo indispensabile. Parliamo dei mitocondri, organuli importantissimi nella produzione di energia durante le prestazioni aerobiche. Energia che consente alle fibre muscolari di contrarsi e al corpo di muoversi rapidamente, ottenendo il massimo rendimento e sfruttando al meglio l’ossigeno disponibile. Quanti più mitocondri sono presenti nei muscoli, tanto maggiore sarà il rendimento che un podista riuscirà a esprimere nelle prestazioni aerobiche, soprattutto nelle gare dai 10 chilometri in su.
Svariati studi hanno tentato di indagare quale sia il metodo migliore per aumentarne la quantità. C’è chi ritiene sufficiente correre a lungo, correlando il numero di mitocondri al chilometraggio settimanale, mentre altri studi pongono l’accento sulla velocità, ritenendo sì indispensabile percorrere un congruo numero di chilometri settimanali, a patto però che non vengano corsi tutti lenti. Si è notato, infatti, che i mitocondri si accumulano e si moltiplicano nelle fibre muscolari in cui era stata prodotta una grande quantità di energia con l’utilizzo del glucosio.
Per ottimizzare il numero di mitocondri nelle fibre muscolari e la loro efficienza è necessario svolgere regolarmente sedute di corsa media, corto veloce, progressioni di ritmo e ripetute lunghe. L’area fisiologica alla quale si ottiene la miglior efficienza mitocondriale è infatti quella in cui la respirazione è elevata e affannosa, tale da consentire di parlare, seppur con disagio.
Le sedute anaerobiche sono invece da applicare con moderazione in quanto l’aumento considerevole dell’acidità del sangue può causare un’alterazione delle membrane dei mitocondri, danneggiandoli e riducendone numero ed efficienza.
Nota: questo contributo rappresenta una sintesi del servizio intitolato “Mito… what?” pubblicato su Correre n. 386, dicembre 2016, a firma dello stesso Autore