Dove la testa vince su tutto

Dove la testa vince su tutto

28 Settembre, 2017
Foto: 123rf

Allungando la distanza, il fattore mentale diventa determinante. La vera gara è la gestione di se stessi, possibile solo grazie all’esperienza (tanta) e a una dose di saggezza. Saggezza nel capire i propri limiti, nel conoscere le sensazioni del proprio corpo, nel reagire agli imprevisti e nel governare aspettative irrealistiche che possono portare a strafare.

Una conseguenza inevitabile

Chi decide di allungare la distanza e passare alle ultra deve abituarsi al fatto che d’ora in poi, come due fedeli mastini, dolore e fatica lo accompagneranno sempre. E non a caso metto il dolore prima della fatica.

Nel mondo delle ultra il dolore è spesso legato all’infiammazione delle parti tendineo-articolari dell’apparato locomotore; oppure insorge per rabdomiolisi, cioè alla rottura delle cellule dei muscoli scheletrici.

Percezione e controllo degli eventi

L’elemento fondamentale da comprendere è che l’idea di senso comune di dolore è fuorviante. Siamo abituati a pensare che esista una corrispondenza puntuale tra stimolo e risposta, ma ciò non è necessariamente vero.

La percezione del dolore appare essere sempre più legata ad aspetti cognitivi ed emozionali: il fattore chiave sarebbe la percezione di controllabilità degli eventi. Se il soggetto pensa di poter controllare la situazione e il dolore connesso («un dolore simile l’ho provato anche l’anno scorso, ma alla fine ce l’ho fatta»), la percezione del dolore sarà più bassa.

Al pari del dolore, la percezione della fatica non è una percezione oggettiva. La sensazione di fatica è un dato costruito, il frutto di una serie di interpretazioni. Livelli estremamente intensi e prolungati di fatica presentano un alto affective load, cioè un carico emozionale molto forte: la sofferenza della fatica può spaventare e produrre ansia, soprattutto quando c’è poca familiarità con essa.

Calma e lucidità

L’aspetto di “allarme emozionale” vissuto ad alti livelli di fatica è qualcosa di immateriale che ha effetti fisici misurabili e conseguenze negative sulla prestazione. Anche qui diventa essenziale saper gestire le emozioni, rimanere calmi e lucidi quando si è in crisi: aspetti, questi, che si apprendono dall’esperienza e non dalla teoria.

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