Prove intervallate con pendenza e lunghezza variabile: un metodo di allenamento suggerito da Orlando Pizzolato che promette benefici tangibili ai runner di resistenza.
Forza veloce e resistente, reattività muscolare, elasticità cardiaca, capacità anaerobiche e risvolti psicologici: tutte queste – ma non solo! – le aree che traggono giovamento da sessioni di corsa in salita, come elenca nell’apertura d’articolo (che potete leggere interamente su Correre di gennaio) il personal trainer ed ex azzurro di maratona Orlando Pizzolato.
“Perché non prendere allora a riferimento una situazione tecnica che combini gli effetti della corsa in salita con quelli dell’intervall training classico?” si chiede Pizzolato introducendo le sue proposte d’allenamento:
a) salite brevi veloci con impegno paramassimale;
b) salite medie sostenute a impegno da gara di 1.500 m;
c) salite lunghe a impegno da gara di 5.000 m;
d) salite lunghe di tipo medio in salita all’impegno gara della mezza maratona.
Nel prosieguo dell’articolo Pizzolato illustra poi esempi concreti delle diverse tipologie di allenamento sulle varie distanze precedentemente descritte, la cui utilità sembra essere confermata dall’adozione di sedute simili anche da parte di top runner del calibro di Sebastian Coe (campione olimpico dei 1.500 m a Mosca 1980 e Los Angeles 1984) ed Emma Coburn (campionessa mondiale dei 3.000 siepi a Londra 2017).
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Intervall training applicato alle salite”, di Orlando Pizzolato, pubblicato su Correre n. 435, gennaio 2021 (in edicola da inizio mese), alle pagine 22-23.