Sul numero di Correre di febbraio 2016 dedicammo la copertina e ci occupammo di Sara Dossena, curiosi di capire come avesse potuto, sul finire del 2015, passare in poche settimana da un’intensa stagione di triathlon alla corsa campestre in modo così efficace da meritare la convocazione nella nazionale che prese parte agli Europei di cross. Un anno e mezzo dopo la ritroviamo impegnata in una nuova migrazione, sempre verso la corsa, ma con una meta forse ancor più impegnativa: la maratona. Debutterà là dove i riflettori sono più accesi e impietosi: New York.
Le ragioni della sua scelta, il programma tecnico di un 2017 già ricco di brillanti risultati in pista e su strada, il passaggio dal multisport ai 42,195 km e le riflessioni tecniche del suo allenatore, Maurizio Brassini, assieme all’analisi di come sfruttare la preparazione effettuata per un 70.3 (il cosiddetto “mezzo Ironman”) per rendere poi al meglio in una successiva mezza maratona (analisi curata da Huber Rossi), occupano il cuore della sezione “Allenamento” di Correre di ottobre e ci portano dentro a un’esigenza avvertita da un numero sempre maggiore di runner: alternare triathlon o duathlon con il running. Per disporre di un numero maggiore di motivazioni, per non caricare troppo e sempre di sola corsa piedi che con gli anni si fanno più delicati o, al contrario, per rifiatare dall’impegno mentale di chi, tra piscina, bici e corsa si accorge di non avere più un attimo di tregua.
Non da oggi corsa su strada, trail running e trekking da una parte e corsa, triathlon e duathlon dall’altra si presentano come vasi comunicanti pieni di sportivi che migrano di continuo da una situazione all’altra. La loro condizione d’allenamento è differente da quella del runner che si dedica a una sola disciplina e rispetto a quest’ultimo presenta limiti, ma anche vantaggi.