In un momento storico in cui tante attività riservate ai più giovani sono ferme, si può “sfruttare” il periodo per uscire e allenarsi insieme ai propri figli, con un programma differenziato in base alla fascia d’età
Come sappiamo, la corsa è il gesto atletico più naturale. Quando la si pratica con i giovanissimi, va però rispettato l’impegno intermittente tipico del bambino, ricorda in apertura d’articolo il medico Luca De Ponti.
Proprio attraverso la corsa si possono affinare doti di coordinazione, destrezza e tono determinanti ai fini dell’evoluzione neuromotoria, prosegue il nostro esperto, aggiungendo che anche gli equilibri muscolari e il trofismo osseo sono direttamente correlati alle capacità dinamiche di tipo motorio.
Attività differenziate in base all’età
De Ponti passa poi ad analizzare le problematiche legate a un allenamento specifico: dai 7 agli 11 anni, per esempio, va esaltato l’aspetto puramente ludico legato all’acquisizione di disparati meccanismi neuromotori. Intorno ai 12 anni, prosegue De Ponti, si attraversa una fase critica dello sviluppo del nucleo di ossificazione del calcagno, che può creare situazioni infiammatorie locali con una possibile limitazione funzionale. È la struttura ossea l’anello debole della catena. Va rispettata.
Successivamente l’autore passa ad approfondire le specificità legate al periodo puberale e all’adolescenza, per la cui lettura dettagliata rimandiamo a Correre di febbraio.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Correre in famiglia?”, di Luca De Ponti, pubblicato su Correre n. 436, febbraio 2021 (in edicola da inizio mese), alle pagine 72-73.