Correre al femminile: la forza di guardare avanti

Correre al femminile: la forza di guardare avanti

Foto: 123RF
È questo il termine che fa da filo conduttore alle consuete sei pagine dedicate alle donne. Esprimere la volontà di darci una scossa durante questa lunga quarantena, una spinta per continuare, nonostante tutto, a guardare con fiducia al futuro. Dal punto di vista sia fisico sia psicologico.  

Questi mesi anomali hanno messo alla prova tutte e tutti. É innegabile. E la parola forza, in tutte le sue forme – protagonista della rubrica Verbatim, le pagine dedicate alla corsa al femminile del numero di Correre di maggio –, è stata citata spesso e volentieri nelle nostre conversazioni. Perché come mai prima d’ora la comunità intera ne ha bisogno. 

Una spinta per continuare

Forza è dunque un termine che Julia Jones e Maria Comotti hanno scelto senza esitazione. Per esprimere la volontà di darci una scossa durante questa lunga quarantena, una spinta per continuare, nonostante tutto, a guardare con fiducia al futuro. Dal punto di vista sia fisico – con idee per mantenere attivi i muscoli reduci da una lunga reclusione – sia, naturalmente, psicologico. Con uno sforzo che potrà essere utile anche a lungo termine. Per uscire dalla crisi, appunto, più forti. 

La voce delle donne runner

Forza è anche quella che nasce dalla condivisione delle riflessioni, delle ansie e delle preoccupazioni, ma anche delle speranze. Quelle di tutti e quelle che emergono dalle parole delle runner del gruppo Facebook legato alla rubrica, le cui voci si intrecciano a quelle delle due autrici per trasmettere tutta la vasta gamma di emozioni e pensieri emersi nelle menti dei runner e di chiunque nel corso dell’emergenza Covid-19. Ognuna con il suo punto di vista personale, ognuna con la sua nostalgia per la corsa e la sua speranza di tornare a muoversi in libertà. 

La lezione di fair play di Nikki Hamblin 

Musa ispiratrice ed esempio di coraggio ed energia è questo mese Nikki Hamblin, rintracciata da Jones e Comotti in Belgio durante la quarantena. La mezzofondista neozelandese – balzata agli onori della cronaca per essersi fermata ad aiutare l’avversaria Abbey D’Agostino, caduta davanti a lei, durante la semifinale dei 5.000 m ai Giochi di Rio 2016 – ha esordito dicendo: «Ho accettato il fatto che il successo non sia legato a un podio». E ci ha raccontato la sua personale interpretazione di questo concetto.  

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi dei contenuti ospitati in Verbatim – Correre al femminile, la rubrica fissa dedicata all’universo delle donne che corrono, curata da Julia Jones e Maria Comotti, presente anche su Correre n. 427, maggio 2020 (in edicola a inizio mese), alle pagine 64-69.

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