Sulle pagine di Correre di giugno viene trattato anche un tema che nell’ultimo periodo ha tenuto banco sui social, dove alcune atlete d’élite sono diventate oggetto di discussione per la propria magrezza, sospetta di nascondere una forma di anoressia.
Chi meglio di Luca Speciani per affrontare l’argomento?
Il nostro medico nutrizionista parte da un caso clinico della propria esperienza professionale per approfondire questa ipotesi di patologia, i cui sintomi si legano soprattutto a un’attività fisica sproporzionata alle possibilità della persona e perseguita allo scopo di perdere peso.
Quell’aspetto che rivela disagio
“Il viso dell’atleta che mi trovo davanti – racconta Speciani – è magro e asciutto, come quelli di molti sportivi che conosco. Non è “bello” però, nel senso più completo del termine. All’occhio del medico non sfuggono alcuni segnali anti-estrogenici che il volto rivela (labbra sottili, occhio spento). L’impressione di disagio aumenta quando si spoglia per l’esame obiettivo e la rilevazione dei dati antropometrici. Vedo delle gambe davvero poco muscolari rispetto a quanto potrei immaginare dalla storia sportiva dell’atleta e, se i quadricipiti salvano un poco la situazione, i tibiali e i bicipiti brachiali sembrano davvero inesistenti. Inoltre l’estrema sottigliezza dello strato di grasso mette in evidenza numerose vene e venuzze, offrendo uno spettacolo di deperimento non gradevole, condito poi da una serie di arrossamenti specifici su gomiti, ginocchia, nocche e dita, tipici di chi non difende la propria pelle con un minimo di strato adiposo.”
Il pericolo di “affamare il corpo”
“A continuare ad affamare il corpo – precisa poi Speciani – i muscoli continuano a calare, ma fino a una certa età la giovinezza ci difende. Poi, se continuiamo a nutrirci in modo errato, può esserci un crollo improvviso. Avevo davanti a me un caso eclatante di quella che i manuali di psichiatria chiamano anoressia sportiva, in cui non è tanto la restrizione calorica (che pure c’è) a dare i sintomi, ma una pratica sportiva prolungata all’eccesso con lo scopo principale, appunto, di scendere di peso”.
L’importanza della massa muscolare
“Malattie come la tendenza all’anoressia sono in realtà un continuum che va dall’abitudine alle restrizioni (o alle eliminazioni) più dure sul cibo, fino a comportamenti quasi normali ma un poco restrittivi. Aiuta invece far capire, a chi vive una realtà sportiva agonistica, che la prestazione non è figlia del solo peso, ma anche e soprattutto del motore interno che muove il peso stesso, ovvero la massa muscolare. Massa che, però, ha un difetto: un chilogrammo di muscolo pesa giusto un chilogrammo. Uno sportivo che accumula massa muscolare, inevitabilmente crescerà anche di peso. Come fare dunque a far capire a un atleta che quel peso in più migliorerà la sua prestazione, mentre l’accumulo di acqua e grasso superflui la faranno peggiorare?”
Misurare per capire
Descritto il caso, il nostro esperto espone poi al lettore il percorso di lavoro medico-paziente per raggiungere un nuovo equilibrio e poter uscire dal tunnel dell’ossessione della perdita di peso.
“Dimagrire significa da sempre perdere grasso, non muscolo – conclude Speciani -. Chi perde muscolo sta deperendo, non dimagrendo. Comprendere la differenza per qualcuno può valere un titolo mondiale, ma per la maggior parte di noi vale molto di più: una vita intera.”
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Anoressia sportiva: conoscerla per prevenirla”, di Luca Speciani, pubblicato su Correre n. 416, giugno 2019 (in edicola da inizio mese), alle pagine 56-59.