Difficile, per noi corridori, uscire dall’equazione “più mi alleno più miglioro”. Esiste però la possibilità di conseguire lo stesso “massimo” con uno sforzo “minimo”, seppur ben studiato, con grandi benefici in termini sia di stress fisico, sia di tempo da dedicare alla preparazione, sia, di minor esposizione al rischio di infortuni.
I podisti che hanno ambizioni cronometriche si allenano con l’obiettivo di aumentare la propria efficienza per poter correre sempre più velocemente, su ogni distanza. In questo processo, gran parte dei corridori è disposta ad allenarsi tanto pensando alla soddisfazione che si prova quando si migliora il proprio personal best, e per il parallelo piacere che ci procura il rendersi conto di riuscire a percorrere tanti chilometri con sempre meno impegno.
Una gratificazione irresistibile
“Questa voglia/piacere di migliorare genera una forte motivazione ad allenarsi tanto: il miglioramento agisce sul nostro cervello come una forte gratificazione: ci convinciamo che c’è una buona correlazione tra carico di allenamento e incremento della prestazione, e a quel punto siamo disposti ad allenarci molto. Tale correlazione, però, non è certa né determinata. L’ideale sarebbe ricercare un “dosaggio efficace” dell’allenamento, tale da farci conseguire il massimo risultato possibile con il minimo sforzo. Identificare, però, in cosa consista il giusto “minimo sforzo” non è per niente semplice. Per esempio: se vogliamo riuscire a correre i 10 km in 45’, i podisti pensano che sia più probabile riuscirci con 80 km di allenamento alla settimana piuttosto che con 40 km ed è difficile far loro cambiare idea.”
Tanto non sempre è “bene”
Questa è la premessa dalla quale parte Orlando Pizzolato nel tentativo di proporre un nuovo metodo di allenamento, che richiede un vero e proprio cambio di mentalità.
Partendo da uno studio svolto su podisti amatoriali, Pizzolato ci propone una “dose minima efficace” di allenamento, cioè “il carico minimo che permette dei miglioramenti”.
Una proposta dettagliata, con la suddivisione di un periodo di 15 settimane in “periodo di ripresa”, “periodo di costruzione” e “periodo specifico” con l’indicazione in dettaglio del tipo di sedute da effettuare in ogni periodo e del “perché” dei lavori.
Completa il tutto una proposta per preparare una gara di 10 km con la “dose minima efficace”.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi dell’articolo: “Alla ricerca della “dose minima efficace”, di Orlando Pizzolato, (pagine 28-29), pubblicato su Correre n. 456, ottobre 2022 (in edicola da inizio mese).