Durante una competizione sarebbe opportuno non assumere alcunché di solido. Il perché ce lo spiega la scienza: per la loro intensa richiesta di sangue, apparato muscolare e digestivo non possono ben funzionare contemporaneamente.
Stomaco vuoto sotto sforzo
Saggezza scientifica vuole, dunque, che sotto sforzo lo stomaco sia completamente vuoto e non impegnato da alcuno sforzo digestivo. L’unica cosa che succede a uno stomaco che riceve cibo solido sotto sforzo, è che tale cibo rimane là fermo, senza scendere né salire, fino a che non vi saranno le condizioni di tranquillità che consentiranno la prosecuzione della digestione.
Meno sangue ai muscoli
Ma non è tutto: la permanenza di quel cibo nello stomaco per alcune ore sottrae continuamente sangue ai muscoli, che si affaticheranno prematuramente, non potendo ricevere – attraverso il sangue – tutto l’ossigeno necessario a muoversi.
È ingenuo credere che una barretta “energetica” (che contiene grassi, proteine e zuccheri) sia molto più facilmente assimilabile: sotto sforzo si ferma tra il cardias e il piloro, al pari di un fritto misto.
Una permanenza troppo lunga abbinata a uno sforzo troppo intenso, può anche portare al vomito come tentativo estremo di pulizia gastrica.
Solo zuccheri liquidi
Posto che alimentarsi in gara serve solo per prestazioni superiori alle tre ore, andrà fatto solo con sostanze liquide: le uniche in grado di attraversare rapidamente lo stomaco, rendendo disponibile il proprio contenuto al duodeno e al resto dell’intestino, che potrà così assimilarlo.
Ma non tutto è utile all’atleta in gara. Se infatti assumiamo proteine, il corpo dovrà sottostare a un inutile costo energetico per deaminarle e utilizzare gli scheletri zuccherini dei pochi aminoacidi gluconeogenetici (quelli in grado di generare zuccheri). Se poi assumiamo grassi, evidentemente ignoriamo il fatto che un corpo magro dispone già di qualcosa come 150.000 kcal sotto forma di grassi! Il vero e unico fattore limitante una prestazione di endurance sono dunque gli zuccheri, che per essere assimilati richiedono una formulazione liquida.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Cibo in gara, gli errori da evitare”, di Luca Speciani, pubblicato su Correre n. 393, luglio 2017 (in edicola da sabato 24 giugno), alle pagine 64-65.