Tra i processi infiammatori legati all’attività sportiva c’è la produzione di radicali liberi, in proporzione alle quantità di ossigeno consumato dalle cellule, motivo per cui la produzione di radicali è maggiore negli sportivi rispetto ai sedentari. I radicali liberi diventano letali per la salute dell’uomo quando si ha stress ossidativo, ossia uno sbilanciamento tra la loro produzione e la capacità che ha l’organismo di combatterli. Gli sportivi producono sì una maggiore quantità di radicali liberi, ma allo stesso tempo sviluppano un sistema antiossidante migliore rispetto ai soggetti che non praticano sport, motivo per cui riescono a combattere l’ossidazione radicalica.
L’infiammazione è legata allo sport anche per la secrezione di cortisolo, l’ormone prodotto dal surrene in condizioni di stress, fondamentale per controllare le situazioni di lavoro eccessivo. Si dice che chi è stressato è anche infiammato, proprio perché a lungo andare, il cortisolo ha effetti infiammatori: una secrezione prolungata di cortisolo, dovuto spesso alla mancanza di periodi di riposo e/o di recupero, crea, infatti, una condizione di ipercortisolemia che può portare all’esaurimento del cortisolo disponibile con conseguente sindrome dell’overtraining, ovvero del superallenamento, che creaun malessere psico-fisico generale in cui l’atleta riporta stanchezza, debolezza e incapacità a compiere anche gli sforzi più semplici.
Note:
1. questo contributo fa riferimento al servizio intitolato “Infiammazione e prestazione”, pubblicato su Correre n. 386, dicembre 2016, a firma dello stesso Autore
* 2. Francesco Garritano è dottore in Scienze della Nutrizione e biologo nutrizionista, collaboratore di Luca Speciani (www.dietagift.it e www.medicinadisegnale.it)