Se n’è andato uno di noi. In silenzio, come suo costume. Da tempo come si suol dire, avevamo perso le sue tracce, mi dicono si fosse dedicato alle mostre d’arte, ma Remo Musumeci era un giornalista che amava l’atletica, in tutte le sue sfaccettature.
Uomo dalla penna agile e pungente, è stato capace per oltre un ventennio di cavalcare le grandi imprese dell’atletica azzurra, tanto per fare un esempio era tra gli inviati a Mosca ’80 quando Damilano, Mennea e Simeoni si misero al collo l’oro.
D’inverno lo trovavi sui campi infangati del cross, nelle stagioni intermedie a seguire le maratone, d’estate nei meeting.
Esprimeva il meglio di se, grazie anche alla sua cultura, scrivendo sulle riviste specializzate. Su Atletica Leggera scrisse articoli di pura fantasia, abbinandoli a un evento atletico.
La sua carriera dopo aver seguito atletica e in maniera particolare la marcia, era infarcita anche di palla ovale, mentre d’inverno si dilettava con lo sci di fondo.
Remo era un uomo abbastanza schivo, amava la compagnia, discreta non chiassosa, la buona tavola e qualche sigaro.
Cinque Mulini, Stramilano, Pasqua dell’Atleta, la Notturna, erano i suoi appuntamenti prediletti, senza tralasciare la gara di marcia di Sesto S. Giovanni, ne era il cantore assoluto.
Remo era nato a Sanremo, 78 anni fa, lavorava all’Unità nell’allora sede storica di Viale Fulvio Testi, è stato anche scrittore e poeta.
Si dilettava in versi, scrisse tra l’altro “La sfida di maratona, storia e leggenda di Dorando Pietri” e il “Romanzo di Seul” che venne abbinato alla rivista “Sportivo” di cui divenne direttore nel 1992, anno in cui lasciò l’Unita”.