Quaranta anni fa Sara Simeoni entra nella storia: il 4 agosto 1978, a Brescia, è la prima a superare 2.01 nell’alto. Nei “formidabili anni settanta” dell’atletica azzurra Sara raggiunge Marcello Fiasconaro (800 m) e Pietro Mennea (200 m) nell’Olimpo degli italiani capaci di diventare capofila all time.
Non sappiamo ancora se si commuovono di più i tanti spettatori accorsi per lei, l’ex danzatrice di Rivoli Veronese, o proprio la ragazza dal volto pulito, bello, solare. Una solarità accompagnata a una grandissima capacità di lavoro: nel 1965, allora dodicenne, saltò 1.25 con lo scavalcamento ventrale. Dopo tredici anni la consacrazione, accompagnata da un inizio senza panico da palcoscenico all’Olimpiade di Monaco di Baviera ’72 (sesta al cospetto di marziane come la stakanovista austriaca Ilona Gusenbauer, capace di un avveniristico 1.92); ricordiamo come tappa intermedia il terzo posto agli Europei di Roma ‘74 (bronzo in un Olimpico con tifo da “torcida”) con 1.89. In quegli anni, caratterizzati tecnicamente dalla transizione dallo scavalcamento ventrale (ricordate Yaschenko?) al fosbury flop iniziarono i confronti con Rosemarie Ackermann e con la allora tedesca ovest Ulryke Meyfarth. Ed è ancora l’agosto del 1978 a riproporre Sara Simeoni quasi nel finire del mese più vacanziero che ci sia: a Praga, il 31, la veneta è ancora carica.
Una leggenda metropolitana vuole che sorseggi qualche bicchiere di “Bonarda” sulla pedana dei campionati europei per stemperare la tensione della finale. C’è ancora Ulryke fra Sara Simeoni e il primo oro in carriera, dopo l’argento all’Olimpiade di Montreal ’76. Il primo tentativo dell’azzurra va male, il secondo no: è di nuovo 2.01, record mondiale uguagliato, identico andamento della gara di Brescia! C’è thrilling per l’ultimo tentativo della tedesca, che fallisce la misura di un’inezia. Sara Simeoni campionessa europea!
Non diciamolo (e scriviamolo) troppo forte, ma, cara Elena Vallortigara, siamo a 40 anni da un titolo continentale