Quando, il 13 novembre 1910, Dorando Pietri gareggia al Lido d’Albaro di Genova in una sfida podistica d’altri tempi con il professionista romano Fortunato Zanti, il mito dell’omino di Carpi aveva già assunto dimensioni mondiali.
Il Lido d’Albaro, un insieme di strutture balneari e ricreative volute dall’estroso Garibaldi Colteletti, uno dei figli dell’Eroe dei Due Mondi, aveva visto qualche anno prima l’inaugurazione con un grande evento come l’arrivo del Giro d’Italia: e nei piani degli ambiziosi organizzatori non poteva certo mancare un altro meeting sportivo di gran moda ai tempi come una gara a invito che portasse in Liguria l’uomo-simbolo della maratona olimpica, colui che aveva commosso e fatto trepidare mezzo mondo con il suo terribile barcollare, e svenire nello Stadio di Londra.
Le immagini immortalate dalla Domenica del Corriere il 24 luglio 1908 avevano fatto del mezzofondista emiliano un uomo ricco, desideroso di monetizzare il suo grande talento. Pietri si sfiancava in tournèè oltreoceano, in gare “uomo contro uomo”, alla ricerca di fama, certo,ma anche di soldi, soldi. Quel giorno, una domenica fredda, c’è tanta gente assiepata sul circuito, molto probabilmente ricavato in prossimità delle Piscine d’Albaro, forse (ma questa è un’ipotesi del vostro redattore) ai margini della vecchia pista di pattinaggio. La distanza è quella dei 30 chilometri: Dorando parte sparato, poi qualcosa si inceppa nel suo magnifico motore: “Dorando Pietri comincia a ansare, evidentemente respira a fatica– è la cronaca (qualche giorno dopo, non c’era certo l’urgenza on line ) del 20 novembre 1910 su “La Stampa sportiva”- il fratello Ulpiano ad ogni giro lo tiene al corrente delle sua posizione nei confronti dell’avversario, i tempi impiegati per ogni giro e qualche volta lo incita…All’inizio del 51° giro Zanti ha un minuto e mezzo di vantaggio su Dorando che appare completamente esaurito. Egli non arriva a compiere il giro e si ritira…”.
Insomma, una prova sfortunata. Così continua il quotidiano: “…Il freddo mi ha causato forti crampi al petto fin dall’inizio del 6° giro– ci dice- ma speravo di rimettermi e di riguadagnare il tempo perduto. Tutti i miei sforzi non mi hanno giovato, forse mi hanno danneggiato…”.
Meno bene, in fondo, che in uno dei suoi esordi, proprio a Genova, il 23 ottobre 1904, nel Giro delle circonvallazioni, dove conquistò il bronzo in 44’22” dietro al romano Ugo Monarchi e al torinese dell’Audace Marco Giordano. Ma allora Dorando era uno sconosciuto, non ancora l’eroe sfortunato amato, idolatrato dagli inglesi e da Arthur Conan Doyle in persona: “..Cari amici, da 15 mesi non riposo più e l’incidente d’oggi mi convince che devo chiudere la stagione per prepararmi alle nuove lotte sportive dell’anno venturo”, così conclude il campione.