La fatica è una sensazione che il nostro corpo genera per comunicarci che lo sforzo che stiamo sostenendo sta alterando il nostro equilibrio fisiologico. Gli allenamenti più importanti sono proprio quelli che ricreano queste alterazioni fisiologiche, ma non dimentichiamoci che le medesime sedute condizionano in maniera diversa ognuno di noi.
Nel caso di un maratoneta, tali alterazioni coincidono con l’esaurimento delle scorte di glicogeno e con un livello molto basso di zuccheri nel sangue. Per un podista efficiente e che si allena da anni, i “lunghissimi” non sono più sufficienti e devono essere “nobilitati” da varianti qualificanti, come variazioni di ritmo e progressioni finali.
Il lungo lento è un allenamento specifico per lo specialista dei 21 km, ma non dovendo indurre l’esaurimento del glicogeno può essere qualificato con corsa media, corto veloce oltre che ripetute lunghe e variazioni di ritmo.
Gli specialisti del mezzofondo prolungato devono invece prediligere gli allenamenti che determinano una piccola presenza di acido lattico nei muscoli, come buona parte degli allenamenti intervallati.
Che sia l’alterazione fisica per la mancanza di glicogeno, di ossigeno o per l’accumulo di acido lattico, sappiamo bene che gli allenamenti impegnativi ci metteranno a contatto con sensazioni di fatica e disagio molto simili a quelle che si avranno in gara. Al via di una competizione, quindi, non ci si deve preoccupare del comportamento dei nostri avversari, bensì delle circostanze che ci possono portare oltre il limite della fatica fisiologica.