Ultramaratona / 100 km: da cosa si decide se partecipare o no? I consigli di Giorgio Calcaterra

Ultramaratona / 100 km: da cosa si decide se partecipare o no? I consigli di Giorgio Calcaterra

20 Aprile, 2017
(Foto: Giancarlo Colombo)

Dopo molti mesi di allenamenti lunghi e faticosi, arriva anche per gli ultramaratoneti il momento in cui ci si chiede se saremo capaci di portare a termine una prova impegnativa come la 100 km. Tra capacità di recupero, alimentazione e psicologia, Giorgio Calcaterra propone su Correre di maggio la sua ricetta per valutare il nostro stato di forma.

Giorgio spiega che alcuni lavori non devono più crearci troppi problemi. Calcaterra si riferisce ai lunghi da 30 km, che per un maratonete rappresentava un lavoro molto impegnativo. Anche la maratona dev’essere “smaltita” dall’ultramaratoneta in 2-3 giorni di recupero. Se, al contrario, una settimana dopo aver tagliato il traguardo dei 42,195 km accusiamo ancora problemi muscolari o un diffuso senso di stanchezza, allora dobbiamo riflettere sul fatto che, probabilmente, il nostro fisico non è ancora riuscito a far sua la “dimensione” dell’ultra-maratona.

Allenare la digestione

Nelle prove di ultramaratona aumenta poi la possibilità di essere soggetti a problemi di digestione. Anche stomaco e intestino vanno allenati. “Nell’ultimo allenamento di “lunghissimo”, a due settimane dalla corsa, cerco di mangiare come il giorno della competizione: un’abbondante prima colazione alla mattina e una piccola cosa, di solito un frutto, all’ora di pranzo. Il tutto in funzione della partenza alle ore 15”, precisa Calcaterra.

Occorrerà poi provare in allenamento anche gli alimenti solidi e liquidi che si assumeranno in gara, situazione che spesso genera problemi intestinali.

Sugli orari di corsa e su quelli dei pasti, il suggerimento del nostro campione è di essere prudenti: “la 100 km Firenze-Faenza prende il via alle 15 di un pomeriggio di fine maggio. È possibile che quel giorno faccia molto caldo. Lo stesso caldo potrebbe essere già presente il giorno del lunghissimo. A mio parere non vale la pena affrontare 2 volte in 15 giorni condizioni climatiche debilitanti. Il vantaggio di simulare le condizioni di gara non vale il rischio di andare incontro a un eccessivo dispendio di energie e quindi a un peggioramento della condizione fisica generale, che diventa poi difficile da recuperare nei pochi giorni che ci separano dal via”.

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Sensazioni da ascoltare, decisioni da prendere”, di Giorgio Calcaterra, pubblicato su Correre n. 391, maggio 2017 (in edicola da sabato 22 aprile), alle pagine 34-36.

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